Spyros Theodoridis, 37 anni, nato ad Atene, abitante a Modena da 14, e
prossimamente a Rivoli: è il primo MasterChef d’Italia, vincitore della
gara di cucina per cuochi non professionisti in onda su Cielo e anche su
Sky, con la tipica spalmabilità delle tv tematiche, grande successo,
quasi un milione di spettatori per l’ultima puntata (e due apputamenti
speciali sono in programma in prima serata su Cielo il 21 e il 28
dicembre). E’ stato giudicato vincitore dalla giuria formata da Carlo
Cracco, Bruno Barbieri e Joe Bastianich, ha superato le dirette
antagoniste Ilenia e Luisa, si è aggiudicato il premio finale di 100.000
euro e la pubblicazione di un libro (edito da RCS Rizzoli) con le sue
ricette originali, titolo «Cuoco per emozione». Spyros in Emilia faceva
l’impiegato, e il concorso gli ha cambiato la vita: lascia il lavoro,
cambia mestiere, sta per arrivare a Rivoli, dove per sei mesi sarà in
cucina insieme con Davide Scabin, al «Combal Zero».
Com’è avvenuto, caro Spyros?
«E’ capitato che Davide Scabin sia stato ospite di una puntata. Aveva
portato tre suoi piatti, noi dovevamo, come prova, realizzare una sua
ricetta. Lui avrebbe decretato il vincitore. E quella prova l’ho
vinta io. Di lì, la sua richiesta di collaborazione. Per me è un sogno,
lui è veramente un mostro in cucina, non potrò che imparare e
ringraziarlo».
Ma quando arriva a Rivoli?
«Questo non lo so ancora».
O per scaramanzia non lo dice?
“E’ che sono rimasto frastornato dalla vittoria, ho davvero tante cose
in ballo, tante decisioni da prendere. Oltre a quello di Scabin, ho
ricevuto pure l’invito di Bruno Barbieri, per una esperienza nel suo
ristorante di Londra. Non so ancora come gestirò il tutto. Però mi sento
di dire, e ci conto, che a Rivoli arriverò presto».
Com’è il suo rapporto con la Grecia?
«Amo molto il mio paese. Ho la doppia cittadinanza e due passaporti.
Spero che la Grecia superi presto la depressione nella quale è
precipitata, lo spero tanto. E altrettanto spero che l’Italia non arrivi
a quei livelli».
Un buon piatto può mettere di buon umore: qual è la sua specialità?
«Il piatto che faccio, nel momento in cui lo faccio, è sempre il più importante».
E lei che gusti ha?
«Semplicissimi, quello che conta sono gli ingredienti. Non amo i dolci,
per esempio. Mi piacciono il passato di verdura, i tortellini fatti
bene. E che cosa c’è di meglio di una buona pasta al burro se la pasta è
giusta e cotta a puntino, il burro è buono e così pure il formaggio?».
Come mai aveva deciso di partecipare a «Masterchef Italia»?
«Perché sono sempre stato appassionato di cucina, mi sarebbe piaciuto
che la mia passione potesse diventare un lavoro. Ho pensato che il
programma mi avrebbe dato un’opportunità. Così è stato».
Come mai ha vinto lei?
«Mi è andata bene. Mi sono impegnato moltissimo, ma come me anche altri
partecipanti. Mi sento fortunato, ecco. E a maggior ragione confido di
utilizzare al meglio le possibilità che mi verranno da questa vittoria,
come lo stage al Combal Zero».
Tanti programmi di cucina, su tutte le reti: perché proprio il
«Masterchef Italia» è diventato un «cult», con tante persone ansiose di
sapere come andava a finire?
«Perché aveva un bel ritmo; perché le persone che vi hanno partecipato erano autentiche, con tanta voglia di imparare».
Adesso aprirà un ristorante?
«Calma. Non è un lavoro semplice, non ci si può improvvisare, devo
imparare. Per questo sono sicuro che la mia esperienza da Scabin sarà
non solo eccezionale dal punto di vista, diciamo, artistico. Sarà anche
molto formativa per tutto, dall’organizzazione della cucina a quella
della sala. Ho tanto da imparare, l’ho detto e lo so ma altrettanta
voglia di farlo».
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