Colore bianco gesso, aspetto di porcellana, consistenza tenera ma non molle, pasta imbevuta di siero che “piange” al taglio. Il nome della Dop è propriamente “Mozzarella di Bufala Campana”.
Le aree storiche di produzione sono le province di Caserta (in particolare la zona detta dei Mazzoni, fra Capua, Nola e Aversa), di Salerno (speciale quella di Battipaglia) e alcuni comuni del Napoletano e del Beneventano, ma la zona geografica di riferimento, come da disciplinare, scivola nel Lazio.
I caseifici dell’amata mozzarella non sono solo nella Campania Felix ma a macchia di leopardo si trovano anche in alcuni comuni di Latina, di Frosinone e perfino a nord della Capitale.
Il nome deriva da mozzatura, operazione fatta con le mani per dividere la pasta in bocconi, bocconcini, ciliegine, oppure a treccia.
Da non confondere con l’analogo realizzato con latte vaccino, che erroneamente viene chiamato “mozzarella”, che invece è il fiordilatte.
Si mangia fresca, anzi freschissima ma non appena “mozzata” perché anche la mozzarella di bufala come altri alimenti ha bisogno di 24-48 ore di maturazione, deve riposare per concentrare il sapore.
Nessun commento:
Posta un commento