16 ott 2010

La Polenta

La polenta è una ricetta tipica dell'Italia Settentrionale ed in particolar modo della Valtellina dove la tradizione della polenta è molto ricca e radicata.
Da sempre definita il "piatto dei poveri" la polenta sta alla base di molte delle ricette tipiche valtellinesi proprio grazie alla sua bontà e semplicità: la polenta, infatti, altro non è se non un impasto di acqua e farina di cereali, cotto in un paiolo.
Al contrario di quello che si pensa, la polenta non si fa solo con la farina di granoturco, ma può essere preparata con una grande varietà di cereali e addirittura con le castagne.
Le origini della polenta affondano le loro radici nell'antichità, al periodo in cui Cristoforo Colombo, di ritorno dall'America, portò con se una pianta fino ad allora mai vista in Europa: il mais o granturco.
Colombo spiegò che gli Indigeni delle Americhe usavano preparare una specie di composto a base di farina di mais e acqua, che veniva poi cucinato e arricchito con salse, legumi, carni o formaggi.
Un volta coltivata, la pianta del granturco, cresceva molto prosperosa nella parte settentrionale della nostra penisola e proprio per questa grande abbondanza, insieme al basso costo, divenne l'alimento preferito dei poveri e soprattutto dei contadini che la coltivavano.
Poichè la polenta ha un sapore molto "neutro", facilmente adattabile, i contadini trovarono mille varianti per combinare questo alimento, molto nutriente e poco costoso, con altri piatti già esistenti.
Addirittura, col passare del tempo, la polenta prese il posto del troppo costoso pane nell'alimentazione dei contadini.
Ad un certo punto la polenta divenne un piatto talmente comune che in alcuni posti non si mangiava altro e durante il periodo della pellagra si scoprì che, coloro che si nutrivano solo di polenta senza accompagnarci un qualsiasi altro alimento, si ammalavano prima a causa di carenza delle sostanze necessarie all'organismo per difendersi dalla malattia.
Al giorno d'oggi, le ricette a base di polenta che ci sono state tramandate dai nostri connazionali montanari, sono veramente tantissime e tutte buonissime: dalla polenta fritta, alla polenta e osei, per concludere con le famose polente concia e taragna.

La polenta taragna, in molte zone conosciuta come tiragna, è una ricetta tipica della cucina valtellinese e delle valli bresciane e bergamasche. Il suo nome deriva dal tarai ("tarel"), un lungo bastone usato per mescolarla all'interno del paiolo di rame in cui veniva preparata. Come altre polente della montagna lombarda (ad esempio la pulénta vüncia, polenta uncia cioè unta), è preparata con una miscela contenente farina di grano saraceno, che le conferisce il tipico colore scuro, diversamente dalle preparazioni di altre regioni che utilizzano un solo tipo di farina, ottenendo quindi una polenta gialla. A differenza dell'oncia, nella polenta taragna il formaggio viene incorporato durante la cottura.
La polenta concia è uno dei più noti piatti tipici valdostani e biellesi. Molto indicata per riempire e scaldare nelle giornate fredde, è conosciuta anche come "polenta grassa". I suoi ingredienti sono quelli tipici della cucina popolare tradizionale delle montagne italiane: farina di mais e formaggio. La polenta concia non ha una ricetta rigida, ma viene tendenzialmente preparata fondendo nella polenta a fine cottura cubetti di fontina e/o toma.
Nella variante valdostana, vengono versati sul piatto già pronto burro fuso, formaggio stagionato (ad esempio grana) grattugiato e pepe. Spesso il piatto viene a questo punto messo in forno per qualche minuto per far fondere il formaggio grattugiato e formare una crosta croccante. In alcune zone, si aggiunge sulla polenta fumante anche una fetta di lardo d'Arnad.
Nella variante biellese, il burro viene aggiunto nel paiolo, insieme alla toma. Dal paiolo la polenta concia si versa nel piatto a mestolate, senza ulteriori aggiunte.
La polenta con i ciccioli è una ricetta diffusa nel Piacentino (pulëinta e graséi), nell'Oltrepò Pavese, in alcune zone del Basso Lodigiano, nel Parmense (pulenta rugnusa) e nel Bresciano. Alla polenta di farina di granoturco abitualmente cotta e mescolata nel paiolo, vengono aggiunti i ciccioli, ossia pezzi di carne e grasso di maiale cotti, salati ed essiccati.
Nelle zone del Trentino meridionale si usa anche fare la polenta di patate ed altri ingredienti che ne arricchiscono il sapore. Per fare quella di patate è sufficiente cuocere nell'acqua salata alcune patate a tocchetti che a cottura adeguata si pestano o si frullano aggiungendo farina gialla o misto di farine a piacere. Verso fine cottura si possono aggiungere tocchetti di salame locale, formaggi, cipolle soffritte o varianti personali.
Nel centro Italia la polenta assume un aspetto differente. Viene preparata più fluida e servita su una tavola rettangolare di legno di ciliegio o pero intorno alla quale tutta la famiglia si siede per consumare il pasto. La cottura viene effettuata nel tradizionale paiolo di rame per circa 45 minuti durante i quali la polenta viene continuamente mescolata con l'altrettanto tradizionale "sguasciapallotti", il bastone di legno di orniello (usato anche nel nord Italia) che ha la particolarità di essere particolarmente dritto e terminare con un incrocio di quattro rami e che assolve egregiamente alla funzione di sciogliere i grumi di farina.


Questo piatto si presta particolarmente bene ad essere accompagnato o accompagnare carni, verdure, pesce e sughetti vari, tutti frutto della fantasia popolare.
Per preparare la vera polenta, oltre agli ingredienti genuini, bisognerebbe avere anche la strumentazione adatta: gli strumenti più importanti sono sicuramente il paiolo che, secondo la tradizione, deve essere assolutamente di rame ed il tradizionale mestolo per girare la polenta chiamato "mescola".
Inoltre, molto importante è anche il modo di tagliare la polenta che deve essere affettata con un filo di cotone da cucito, che si tende serrandolo tra le dita e si affonda nella polenta provocando così un taglio netto, 
preciso e pulito

Nessun commento:

Disclaimer

Questo blog non costituisce una testata giornalistica. Non ha carattere periodico ed è aggiornato secondo la disponibilità e la reperibilità dei materiali. Pertanto non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della Legge. n. 62 del 2001.