Un passo avanti verso la "democrazia alimentare", per aiutare i malati di allergie a entrare al supermercato e a leggere etichette davvero trasparenti e sicure.
È la prima tappa del progetto che la Scuola di sicurezza alimentare di Torino (che fa parte della Fondazione per le Biotecnologie), insieme alla Rete di Allergologia piemontese e a due grandi imprese di distribuzione, Coop e Crai, presenterà nei prossimi giorni: oltre 400 prodotti "a marchio" per un totale di 940 componenti schedati e resi evidenti anche quando sono presenti in piccolissime quantità.
Dal codice a barre sarà così possibile risalire, attraverso lettori-totem nei negozi ma anche dal computer di casa e tra breve sul telefonino (la Themis sta lavorando per creare una nuova applicazione disponibile anche sui telefoni a basso costo) a tutti, ma proprio a tutti, gli ingredienti di un certo alimento, confrontandoli con la propria allergia e ottenendo risposte certe. Non bastano infatti i generici annunci ormai presenti su molti pacchetti di dolci o di pasta, come "senza glutine" o "senza latte", occorre essere certi che nel prodotto non siano rimaste neppure "tracce" delle sostanze che - negli allergici gravi - potrebbero comunque provocare conseguenze. È sufficiente infatti che uno stabilimento cambi linea di produzione, inserendo merendine o altri prodotti da forno privi di latte sugli stessi impianti che in precedenza hanno lavorato alimenti che lo contenevano, per creare una "contaminazione" e dunque le potenziali reazioni dei malati.
In un futuro non troppo lontano, parole ancora ambigue tuttora presenti nelle etichette, come "può contenere tracce di..." dovranno sparire: la Commissione europea sta lavorando per un regolamento generale che tuteli i consumatori non soltanto dai potenziali rischi per la salute ma anche da frodi o omissioni che danneggiano prima di tutto il portafoglio. Nel frattempo però chi è davvero allergico - fino al 6 per cento dei piccoli tra 0 e 10 anni, il 3 per cento circa di adulti e ragazzi - ha bisogno di qualche sicurezza in più, e di poter fare la spesa al di fuori dei circuiti specializzati. "L'esperimento che parte da Torino è importantissimo - dice Marco Bordoli, amministratore delegato di Crai - perché ci consentirà tra l'altro di misurare le risposte del consumatore a iniziative di trasparenza che richiedono la sua partecipazione. Siamo già all'avanguardia sul fronte della celiachia, presto speriamo di essere pronti su tutti i diversi temi nutrizionali: è giusto e moderno che ogni cittadino trovi vicino a casa un negozio dove può comprare tutto ciò che gli serve tutelando nello stesso momento la sua salute".
Maurizio Galimberti, medico e responsabile delle rete allergologica piemontese, aggiunge:
"Spesso le etichette contengono il vero elenco degli ingredienti, ma utilizzano termini che non tutti sono in grado di comprendere, come frutta a guscio, oppure codici che riguardano addensanti e coloranti. Alcune quantità molto basse sono tollerate dal 95 per cento degli allergici ma non da tutti, ecco perché è importante rendere davvero accessibili le informazioni".
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