28 lug 2011

Straccetti di pollo da 'Cotto e mangiato'

Straccetti di pollo

Ingredienti:
400 gr di fettine di pollo,
olio extravergine d'oliva,
mezzo limone,
quattro cucchiai di salsa di soia,
una manciata di semi di sesamo.

Tagliare le fettine di pollo a striscioline, quindi versare pochissimo olio in una padella antiaderente e far rosolare il pollo. Appena sarà leggermente abbrustolito sfumare con il succo di mezzo limone e lasciar evaporare, unire la salsa di soia e completare la cottura. Infine, aggiungere una manciata di semi di sesamo da far tostare bene in modo che si attacchino al pollo.

26 lug 2011

Cupcakes cioccolato e ricotta

Cupcakes cioccolato e ricotta

Ingredienti:
Gr 150 di farina
gr 20 di cacao in polvere
1 cucchiaino di lievito
1 pizzico di sale
Gr 250 di ricotta
Gr 210 di zucchero
1 cucchiaino di zucchero vanigliato
1 uovo
1 cucchiaio di succo di limone
Gr 60 di olio di oliva
1 cucchiaino di aceto di vino
Gr 30 di scaglie di cioccolato bianco

In una ciotola mescolare la farina, il cacao, il lievito ed il sale.
In un'altra ciotola unire 175ml di acqua, l'olio, l'aceto e il restante zucchero.
In una terza lavorare la ricotta con 60gr di zucchero, lo zucchero vaigliato, l'uovo ed il succo del limone.
Unire il contenuto delle prime 2 ciotole e amalgamare bene gli ingredienti. Prendere gli stampi per cupcakes e riempirli per 1/3 con l'impasto, poi distribuirci la crema alla ricotta e ricoprirli col resto dell'impasto. Infornare a 180° per circa 20', farli riposare nel forno 5' e poi sfornarli. Si possono decorare con glassa o cioccolato bianco.

Cupcakes more e cacao

Cupcakes more e cacao

Ingredienti:
Gr 400 di more
Gr 140 di zucchero
Gr 125 di farina 00
2 cuchciai di lievito
2 cucchiai di cacao in polvere
Gr 80 di cioccolato fondente a pezzi
Gr 125 di burro
1 cucchiaio di scorza di limone
3 uova
ml 100 di latte
Panna montata
Cacao in polvere

Mescolare le more con 40gr di zucchero e metterli da parte.
In una ciotola unire la farina al lievito e al cacao. Aggiungere il cioccolato fondente a pezzettini e mescolare bene.
In un'altra ciotola lavorare il burro ammorbidito con la scorza grattugiata del limone e col restante zucchero. Unire le uova, uno per volta e mescolare bene.
Aggiungere il latte e le more messe da parte.
Versare il composto nello stampo per cupcakes ed infornare a 180° per circa 20', farli riposare 5' nel forno e poi sfornarli. Decorare con la panna e il cacao in polvere.

17 lug 2011

Spaghetti al pesto e gamberetti

Spaghetti al pesto e gamberetti

Ingredienti:
350 g di spaghetti
200 g di gamberetti sgusciati e puliti
100 g di pesto ligure
1 peperoncino rosso piccante
1 spicchio di aglio
1 ciuffetto di basilico
pecorino grattugiato
olio extravergine di oliva
sale

In una padella scaldate 2 cucchiai di olio, unitevi mezzo peperoncino tritato e lo spicchio di aglio, sbucciato e leggermente schiacciato, quindi aggiungetevi i gamberetti, salateli e fateli insaporire per bene; teneteli da parte.
Portate a ebollizione abbondante acqua, salatela e cuocete gli spaghetti; scolateli al dente, quindi metteteli in una terrina insieme con il pesto, leggermente stemperato con poca acqua di cottura della pasta; mescolate bene il tutto.
Distribuite nei piatti individuali o nelle fondine la pasta, unitevi i gamberetti, decorate con qualche fogliolina di basilico fresco e servite subito, accompagnando con pecorino grattugiato.
Tutte le ricette da accompagnare con: spaghettigamberettipesto

Il binomio pesto-gamberi conferma la versatilità di questa salsa capace di accompagnare molteplici ingredienti. Chi non amasse l’abbinamento dei gamberi con il formaggio, può prepararne una variante senza pecorino così da mantenere una maggiore pulizia di sapori.

Insalata di riso con pomodoro

Insalata di riso con pomodoro

Ingredienti:
320 g di riso
2 cucchiai di concentrato di pomodoro
100 g di polpa di pomodoro
1 zucchina
1 peperone giallo
2 scalogni
1 spicchio di aglio
1 foglia di alloro
olio extravergine di oliva
sale
pepe

Fate bollire il riso per circa 15 minuti in un litro scarso di acqua leggermente salata, in cui avrete diluito il concentrato e aggiunto la polpa di pomodoro.

Mondate la zucchina e il peperone, lavateli e tagliateli a dadini. Mondate gli scalogni e tritateli. Fateli appassire in 2 cucchiai di olio, poi unite l’aglio sbucciato e tritato, la foglia di alloro, i dadini di verdura, salate e pepate, quindi lasciate cuocere per circa 15 minuti.

Distribuite il riso ormai tiepido nelle ciotole individuali, disponete sopra la verdura e servite.
Tutte le ricette da accompagnare con: romapomodoropomodoro

Per ottenere una insalata di riso ancora più fresca, preparate in una terrina il pomodoro e lavoratelo con una forchetta condendolo con sale, erbe aromatiche e olio, cui abbinare un riso parboiled.

Pomodoro Cuor di Bue

Questa varietà di pomodoro insalataro costoluto, un tempo ritenuto brutto, negli anni '80, ha cominciato ad essere apprezzato per le sue qualità particolari: polpa asciutta e consistente, pochi semi, poco succo e sapore dolce non acidulo. Ottimo in insalata, data la sua preve durata dopo la raccolta è coltivato piuttosto per produzioni destinate all'auto-consumo, tanto da farlo ritenere un prodotto di nicchia.
Famosa e commercializzata con il marchio "Liguria di Qualità" garantito dal "Consorzio di Valorizzazzione dei Prodotti Tipici della Liguria" è il Cuore di Bue di Albenga (Liguria).
Di grosse dimensioni (300 gr!), presenta tipiche spaccature, costolature (molto accentuate nelle bacche di maggiori dimensioni) che lo rendono facilmente identificabile. Ha forma di cuore, colore da rosso-rosato a rosso-aranciato, polpa abbondante, quasi priva di succo e semi, di sapore dolce, per niente acidulo.
La buccia è liscia, piuttosto sottile.
E' dolce, gustoso e la sua polpa è compatta, l'ideale da mangiare in insalata.

Il pomodoro Pachino

Il terreno e il clima del comune di Pachino permettono la crescita di pomodori di sapore, consistenza e lucentezza unici. Il giorno stesso in cui sono raccolti vengono trattati e confezionati per preservarne intatta la freschezza. Prima dell’immissione al consumo vengono selezionati in base a dimensione, colore e varietà e confezionati in piccoli imballaggi. Va chiarito che Pachino non è il nome di una varietà di pomodoro, ma di una città in provincia di Siracusa all’interno della zona di produzione dell’IGP Pomodoro di Pachino. Esistono molte varietà del pomodoro qui coltivato: quello tondo liscio, di modeste dimensioni, colore verde e sapore intenso; quello costoluto, di grandi dimensioni e di colore verde scuro brillante; il ciliegino, la tipologia più conosciuta, a grappoli di dimensioni medio-piccole e forma sferica; quello a grappolo, verde o rosso, rotondo e liscio. Il pomodoro di Pachino è caratterizzato da profumo intensamente vegetale, polpa consistente e saporita.] Il terreno e il clima del comune di Pachino permettono la crescita di pomodori di sapore, consistenza e lucentezza unici. Il giorno stesso in cui sono raccolti vengono trattati e confezionati per preservarne intatta la freschezza. Prima dell’immissione al consumo vengono selezionati in base a dimensione, colore e varietà e confezionati in piccoli imballaggi.

Va chiarito che Pachino non è il nome di una varietà di pomodoro, ma di una città in provincia di Siracusa all’interno della zona di produzione dell’IGP Pomodoro di Pachino. Esistono molte varietà del pomodoro qui coltivato: quello tondo liscio, di modeste dimensioni, colore verde e sapore intenso; quello costoluto, di grandi dimensioni e di colore verde scuro brillante; il ciliegino, la tipologia più conosciuta, a grappoli di dimensioni medio-piccole e forma sferica; quello a grappolo, verde o rosso, rotondo e liscio. Il pomodoro di Pachino è caratterizzato da profumo intensamente vegetale, polpa consistente e saporita.

Si consuma crudo, al naturale o condito in insalata. Si trova anche secco, sott’olio e sottovuoto. Base di ottimi sughi, può essere l’ingrediente di molte preparazioni, fra cui la pizza. Volendolo abbinare a un vino, si scelga un bianco piuttosto leggero dotato di gusto morbido.

Il pomodoro di Pachino per definizione è, almeno di recente, il ciliegino. Il suo impiego si è affermato nelle case così come nei ristoranti, tant’è che il termine “pomodoro” è spesso sostituito con “ciliegino”, o “pomodorino”, in allusione proprio a quelli coltivati a Pachino. I ciliegini compaiono spesso nelle insalate; li si usa per servire l’astice alla catalana o nella preparazione di salse. Per condire gli spaghetti c’è chi li fa saltare, tagliati a quarti, in una padella con aglio e olio; quando la pasta è pronta si scola, si versa nella padella, si mescola e si serve, eventualmente con l’aggiunta di foglioline di basilico.] Il pomodoro di Pachino per definizione è, almeno di recente, il ciliegino. Il suo impiego si è affermato nelle case così come nei ristoranti, tant’è che il termine “pomodoro” è spesso sostituito con “ciliegino”, o “pomodorino”, in allusione proprio a quelli coltivati a Pachino. I ciliegini compaiono spesso nelle insalate; li si usa per servire l’astice alla catalana o nella preparazione di salse. Per condire gli spaghetti c’è chi li fa saltare, tagliati a quarti, in una padella con aglio e olio; quando la pasta è pronta si scola, si versa nella padella, si mescola e si serve, eventualmente con l’aggiunta di foglioline di basilico.

Pomodoro San Marzano

Il pomodoro San Marzano è conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo per le sue caratteristiche, che vengono esaltate dalla trasformazione in “pelato”. La presenza di una serie di fattori concomitanti quali: il clima mediterraneo e il suolo estremamente fertile e di ottima struttura, l’abilità e l’esperienza acquisita dagli agricoltori dell’area di produzione nel corso dei decenni, ha contribuito al suo successo nel mondo, coronato, nel 1996, dal riconoscimento dell’Unione Europea come D.O.P.
Le caratteristiche intrinseche che hanno esaltato il prodotto, favorendone così la sua conoscenza e il suo consumo sono: sapore tipicamente agrodolce, forma allungata della bacca con depressioni longitudinali parallele, colore rosso vivo, scarsa presenza di semi e di fibre placentari, buccia di colore rosso vivo e di facile pelabilità. Queste, insieme alle caratteristiche chimico-fisiche, lo rendono inconfondibile, sia allo stato fresco che trasformato.
La denominazione di origine protetta designa esclusivamente il prodotto “pelato” e la tipologia “pelato a filetti”, proveniente dalla lavorazione dei frutti appartenenti all’ecotipo San Marzano o a linee migliorate di esso (il disciplinare individua due standard di prodotto). Il prodotto immesso al consumo deve presentare caratteristiche tecnologiche ben precise: colore rosso uniforme con rapporto colorimetrico a/b non inferiore a 2,2; forma allungata e parallelepipeda, con lunghezza da 60 a 80 millimetri; assenza di sapori e odori estranei; peso dello sgocciolato non inferiore al 65% del peso netto; residuo rifrattometrico non inferiore al 4%; pH tra 4,2 e 4,5. E’ consentita l’aggiunta di sale (max 3% del p.n.), foglie di basilico, succo di pomodoro semiconcentrato (ma esclusivamente di S. Marzano).
La tecnica colturale del prodotto fresco prevede l’allevamento di tipo verticale delle piante con l’uso di sostegni, rispettando così la tradizione secolare, anche se, per l’elevato numero di ore di manodopera richieste, tale tecnica incide fortemente sui costi di produzione.

Cenni storici

Il pomodoro, come è noto, è originario dell’America Centrale. In Europa è giunto nel ’600, inizialmente nella sola Spagna, dove gli fu dato un mero valore ornamentale. Il valore alimentare di questa coltura fu scoperto solo successivamente, secondo alcuni non prima del XVIII secolo, quando venne diffuso nei diversi paesi del Mediterraneo.
Secondo alcune testimonianze della tradizione orale si dice che il primo seme di pomodoro sia giunto in Italia intorno al 1770, come dono del Regno del Perù al Regno di Napoli e che sarebbe stato piantato proprio nella zona che corrisponde al comune di San Marzano. Da ciò quindi deriverebbe l’origine di questo famoso pomodoro, che nel tempo,con varie azioni di selezione, ha acquisito le caratteristiche dell’ecotipo attuale. Secondo altre testimonianze però, solo nel 1902 si ha la prova certa della presenza, tra Nocera, S. Marzano e Sarno, del famoso ecotipo.
Delizia dei buongustai, profumo delle domeniche e delle feste comandate, scandite dal rosso sugo che copriva il bianco della pasta di Gragnano e di Torre Annunziata, il San Marzano assunse grande apprezzamento dal punto di vista gastronomico verso l’inizio del ‘900, quando sorsero le prime industrie di conservazione, ad opera di Francesco Cirio, che producevano il famoso “pelato” da salsa.
In un recente passato il S. Marzano era detto anche “oro rosso” per il valore economico che era riuscito ad assumere per gli agricoltori dell’agro sarnese-nocerino.
Negli anni Ottanta la coltura ha subito una drastica riduzione, sia in termini di superfici che di produzione, per motivi fitosanitari ma anche economici (con riferimento soprattutto all’onerosa tecnica colturale), ma l’azione di recupero, di conservazione delle linee genetiche pure e di miglioramento avviata dalla Regione Campania e oggi consolidata dal Consorzio di tutela, ne ha consentito la salvaguardia e il suo rilancio su base internazionale.
Infatti, il pomodoro S. Marzano DOP sta assistendo ad una nuova stagione di rinascita e oggi viene richiesto non solo in Europa e in America, ma anche in altri continenti, dove va espandendosi grazie anche al crescente successo della “dieta mediterranea”.

Area di produzione

Il “Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino” DOP si coltiva nell’Agro Sarnese-nocerino, in provincia di Salerno, nell’Acerrano-nolano e nell’area Pompeiana-stabiese, in provincia di Napoli e nel Montorese, in provincia di Avellino, per un totale di 41 comuni (alcuni solo parzialmente).

Dati economici e produttivi

L’area di potenziale coltivazione del San Marzano si estende su oltre 16.000 ettari, anche se il prodotto destinato alla DOP, nel 2004, ha riguardato un totale di 102 ettari impegnando 228 aziende agricole, con una produzione di fresco di oltre 61.000 quintali destinati alla trasformazione in pelato. Nello stesso anno è stata certificata una produzione trasformata pari a 39.100 quintali di pelati (per un totale di oltre 6.170.000 pezzi), realizzata da 12 conservifici ubicati nell’area DOP.
L’industria dei “pelati” è sempre stata vanto della Campania grazie alla notevole presenza, soprattutto nel territorio dell’Agro Sarnese-Nocerino, del pomodoro tipico locale che, una volta trasformato dalle numerose industrie sorte nell’ambito del bacino di origine del “S. Marzano”, veniva commercializzato sul territorio nazionale ed esportato in numerosi paesi dell’Europa e delle Americhe fin dall’inizio del novecento. Ancora venti anni fa la Campania produceva un quarto del pomodoro da industria ora, invece, partecipa con appena il 5% al comparto nazionale.

Registrazione

La Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.) “Pomodoro San Marzano dell’Agro Sarnese-Nocerino” è stata riconosciuta, ai sensi del Reg. CE n. 2081/92, con Regolamento (CE) n. 1236/96 (pubblicato sulla GUCE n. L 163/96 del 2 luglio 1996).

Con Decreto del 6 agosto 2004 (pubblicato sulla G.U. n. 199 del 25 agosto 2004), il MiPAF ha accordato la protezione transitoria nazionale alla modifica del Disciplinare di produzione, richiesta dal Consorzio di tutela in ordine alla disciplina produttiva e all’ampliamento della zona di produzione e al logotipo. Con successivo DM 24.09.09 (pubblicato sulla G.U. n. 238 del 13 ottobre 2009), su proposta del Consorzio di Tutela, sono state approvate alcune modifiche ed integrazioni al disciplinare. Tale richiesta è stata pubblicata anche sulla GUCE C073 del 23.03.10 e si è in attesa di definitivo riconoscimento da parte della Commissione UE. Il testo del disciplinare scaricabile dal link su indicato tiene già conto di queste modifiche ed integrazioni.

10 lug 2011

Melone 'contro' Anguria

Qual è però il frutto più salutare?

Per la verità le loro proprietà si equivalgono: entrambi sono ipocalorici, 100 gr di polpa contengono tra le 20 e le 30 calorie. Il loro elevato contenuto d’acqua, che supera il 90 %, li rende estremamente dissetanti, ed essendo ricchi di potassio e vitamine A e C sono ottimi per reintegrare i sali minerali persi sudando. Il melone è leggermente lassativo, mentre mangiare una fetta troppo grossa di anguria può causare un po’ di gonfiore, e attenzione a non gustare entrambi i frutti troppo ghiacciati!

La scelta quindi deve essere condizionata semplicemente dai vostri gusti, e se proprio non siete capaci di scegliere sappiate che un drink buonissimo è la centrifuga di mezzo melone con una fetta di anguria, da guarnire con foglie di menta. Ottime poi le macedonie di frutta, e sia il melone che il cocomero possono essere utilizzati come zuppiere naturali. Provate l’insalata di frutta con fragole, una grattuggiata di zenzero, melone e anguria: è un dessert freschissimo per le pause pomeridiane al riparo dal sole.

Il mese di piena maturazione di questa frutta è senza dubbio agosto, e per scegliere al mercato con accortezza seguite questi suggerimenti: la scorza del cocomero oltre ad avere un bel colore verde e intenso se picchiettata con le nocche deve produrre un suono sordo, mentre quella del melone non ne deve produrre nessuno. Spesso l’odore di melone invade il frigorifero, lo si può eliminare mettendo su uno dei ripiani una patata spellata tagliata a metà. Infine forse non tutti sanno che oltre alla carota, c’è anche il cocomero come ottimo rimedio per avere un’abbronzatura dorata e a lunga persistenza. 
Quindi al mare o in piscina mangiatene a volontà!

8 lug 2011

Cosa c'è nel latte che beviamo ogni giorno?

Cosa c'e' in un bicchiere di latte?

Oltre 20 diversi analgesici, antibiotici e ormoni della crescita. La ricerca condotta da alcuni scienziati dell'Universita' di Jaen in Spagna ha mostrato che una certa quantita' di composti chimici usati per curare animali, come capre e mucche, si ritrovano poi anche nel latte quotidianamente venduto e consumato. Si tratta di quantita' troppo piccole per avere seri effetti su chiunque, ma tuttavia lo studio pubblicato sul Journal of Agricultural and Food Chemistry mostra che i composti chimici creati dall'uomo risiedono ormai stabilmente in tutta la catena alimentare. In particolare, le piu' alte quantita' di 'medicinali' sono stati rinvenuti nel latte di mucca. Gli scienziati ritengono che queste sostanze possano essere state somministrate direttamente agli animali per farli crescere meglio oppure potrebbero essere entrate nella loro alimentazione indirettamente in seguito a una contaminazione ambientale. Secondo gli studiosi, il latte prelevato per gli esami da 20 mucche di Spagna e Marocco conteneva tracce di sostanze antinfiammatorie, come acido niflumico, mefenamico e chetoprofene, comuni analgesici usati per animali e persone.
Inoltre, c'era anche la presenza di ormoni sessuali estrogeni.
Secondo Evaristo Ballesteros, che ha coordinato il gruppo di ricerca, ''la nostra metodologia di test e' altamente sensibile e fornira' un sistema molto piu' efficace per determinare la presenza di questo tipo di contaminanti nel latte e in altri prodotti. In un momento in cui il controllo della qualita' del cibo e' fondamentale''. I ricercatori sostengono che il loro nuovo tipo di test (che impiega solo 30 minuti a produrre risultati) sia il piu' sensibile di questo tipo. (AGI) .

Disclaimer

Questo blog non costituisce una testata giornalistica. Non ha carattere periodico ed è aggiornato secondo la disponibilità e la reperibilità dei materiali. Pertanto non può essere considerato in alcun modo un prodotto editoriale ai sensi della Legge. n. 62 del 2001.